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Pazienti fantasma: urge soluzione a tutela dei Mmg

Dal GdM 11/2008

Pazienti fantasma: urge soluzione a tutela dei Mmg

Dal GdM 11/2008

di Francesca Gani

È accaduto a Piacenza, a Parma e recentemente anche a Catanzaro. Sembrano crescere i casi di Mmg ai quali vengono inoltrate dalle Asl richieste di rimborsi per i cosiddetti assistiti fantasma, con importi che talvolta possono superare anche i 7mila euro. Il fenomeno è tutt’altro che nuovo: negli ultimi tempi si è registrata un’intensificazione che sono in molti a ricondurre all’introduzione della Tessera sanitaria, in occasione della quale è scattata l’integrazione delle anagrafi (quella sanitaria, tributaria e comunale) e una conseguente pulizia delle banche dati. C’è dunque il rischio che presto altre Asl presentino ai Mmg conti particolarmente salati.
 

Il recente caso di Catanzaro è paradigmatico in tal senso. «Da alcune verifiche» racconta Gennaro De Nardo, segretario Fimmg provinciale «è emerso che accanto agli assistiti fantasma c’è un elevato numero di pazienti che non risultano inseriti negli elenchi della Mg, ma che ricevono assistenza senza che al medico sia riconosciuto alcun compenso». «Proprio questo fenomeno» spiega Bruno Cristiano, segretario Fimmg regionale «è alla base della linea difensiva che sosteniamo davanti all’Amministrazione: riteniamo si debba mettere in atto un meccanismo di compenso tra quote erroneamente percepite dai Mmg e quote mai versate».

Un bilancio che, stando ai numeri rilevati dal sindacato, sembra essere a favore dei medici. «Se il numero degli assistiti fantasma non va oltre le 15mila unità in tutta la Regione - dalle 400mila inizialmente dichiarate dall’Amministrazione» continua Cristiano «il numero di quelli non inseriti negli elenchi arriva a circa centomila».

Resta da capire come sia possibile questa situazione. «Quando viene chiesta una revoca temporanea spesso non viene ritirato il tesserino sanitario né viene mandata una comunicazione al Mmg. Questi, nel caso in cui il paziente ritorna, non ha così modo di verificare se l’assistito ha effettuato nuovamente la scelta e comunque lo assiste». E la Regione i soldi comunque li prende. «Le risorse per il compenso dei Mmg vengono stanziate in base al numero di residenti. Come si vede una grossa quota rimane inutilizzata. Quota che secondo l’Air dovrebbe essere reinvestita all’interno della Medicina generale, ma che non si sa dove finisca. E d’altra parte non esiste nemmeno un sistema che obblighi la Regione a rendere conto di quei soldi».

«Come è evidente da questi casi» spiega Alberto Oliveti, componente della segreteria nazionale Fimmg «ci troviamo ad avere a che fare con un sistema che tende a scaricare tutto il peso delle inefficienze di Asl e Regioni sui Mmg. E arrivati a questo punto, tenendo anche conto della rilevanza ormai nazionale del fenomeno, crediamo sia necessario trattare la questione direttamente al tavolo per il rinnovo della Convenzione e non lasciarla più a una contrattazione locale». È d’accordo anche Paola Volponi, responsabile per la medicina di famiglia dello Smi, che poi aggiunge: «È opportuno innanzitutto fissare un limite più sostenibile alla decorrenza dei termini per la richiesta della restituzione delle quote: non è più tollerabile che ci sia una retroattività nei rimborsi di dieci anni, come stabilito da una indicazione della Corte dei conti». «Non bisogna dimenticare» riprende la parola Alberto Oliveti «che ogni sei mesi le Asl, secondo quanto previsto dall’articolo 44, comma 1, dell’Acn, dovrebbero provvedere all’aggiornamento e all’invio a ciascun Mmg degli elenchi degli assistiti; ma nella realtà i ritardi superano talvolta anche i dieci anni. Ad aggravare la situazione, l’indicazione della Corte dei conti di qualche anno fa secondo la quale gli amministratori sono responsabili delle spese illegittime.

Risultato: le inefficienze vengono scaricate sempre di più sull’anello debole della catena, privo di tutele». A complicare le cose infatti un quadro normativo in cui manca un esplicito riferimento ai Mmg. «In alcuni Air o in alcune Asl» continua Oliveti «esistono delle tutele, ma si tratta di norme pattizie. Nell’ordinamento giuridico italiano le leggi o le sentenze esistenti hanno una valenza superiore, che di fatto annulla, in caso di contraddittorietà, quanto contenuto in queste norme». «Quello che serve» concorda Mauro Martini, presidente nazionale Snami «è una legge che regoli la situazione e in cui siano definiti chiaramente anche i diritti dei Mmg. La Convenzione è importante, e certamente occorrerebbe fissare a sei mesi la decorrenza dei termini per la richiesta dei rimborsi, ma questo deve essere solo l’inizio. È necessario poi un intervento sul piano legislativo». «Sono d’accordo» aggiunge Paola Volponi. «Ma contemporaneamente occorrerebbe fare pressioni anche per la definitiva introduzione dell’anagrafe unificata».

 

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