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Certificati malattia e privacy, Smi: ammende pesantissime. A rischio continuità cure |
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Né violazione del
sistema informatico né sostituzione di persona. E' dura la reazione
del Sindacato dei Medici Italiani (Smi) dopo la multa del garante
della Privacy ai medici di famiglia titolari, con 30.000 euro
cadauno per non avere rispettato la normativa che prevede la
conservazione in luogo sicuro delle credenziali che permettono
l'accesso ai sistemi telematici. «I medici erano nelle condizioni di
dovere accedere ai profili personali dei titolari, per potere
adempiere compiutamente alle loro funzioni cliniche, cosa che non
avrebbero potuto fare in assenza dei dati clinici dei pazienti
medesimi, il che non configura la violazione del sistema informatico
né tanto meno la "Sostituzione di persona"» sottolinea Cristina
Patrizi, Responsabile regionale Smi Lazio Medicina generale. «Queste le aberrazioni della burocrazia sulla privacy e le conseguenze delle vicende mediatiche romane sulla certificazione di malattia per i vigili urbani, che possono mettere a rischio la stessa continuità delle cure tra medico titolare e sostituto, negli studi dei medici di famiglia». «Nessuno ha ceduto Utenza e Password di accesso al Sistema Ts, che è la porta di accesso individuale alla certificazione di malattia, ai sensi delle vigenti normative italiane, bensì l' accesso ai propri gestionali di studio (che risulta essere inevitabile laddove il sostituto non sia stato preventivamente registrato e autorizzato dal titolare) ha comportato per Default e senza violazione delle utenze e Pw di sistema Ts, la emissione di certificazione di malattia la quale risulta, in tale maniera, emessa dal titolare assente. Ricordando certamente, quale imprescindibile e non derogabile dovere professionale, quello stabilito dall' Art. 24 del Codice Deontologico, sugli obblighi certificatori di riscontro obiettivo e di diligente osservazione del dato clinico anamnestico, vorremmo trovare un modus operandi formalmente corretto sia sotto il profilo giuridico che sotto il punto di vista della tutela del diritto alla privacy per chiedere la derubricazione o comunque la modifica di quegli aspetti del codice che hanno portato a tale situazione: ammende pesantissime superiori al 40-50% dell'importo annuo lordo delle competenze o addirittura addebiti penali. I professionisti sia titolari di convenzione per la Assistenza Primaria, che i giovani sostituti, magari ancora inesperti della complessa situazione sia certificatoria che di utilizzo dei diversi gestionali clinici di raccolta dei dati, ebbene» continua Patrizi «non si devono trovare a rispondere di pesanti ipotesi di reato come succitato, per aver inviato una certificazione altresì formalmente correttamente evinta, utilizzando un profilo ID ( utenza e password) attribuito al collega che si sostituiva». Smi chiede «una semplificazione dell'accesso alle pw tra titolare e sostituto e in regime di equipe o gruppo, Ucp etc, e che consenta ai professionisti di lavorare serenamente senza incappare in sanzioni sproporzionate». Il sindacato, inoltre auspica uno snellimento dei sistemi e dell'attuale «complessità applicativa della Legge sulla privacy» nonché «una omogenea applicazione delle norme certificatorie sul territorio nazionale, oggi di fatto derogate nella quasi totalità al medico di medicina generale». |