mercoledì 21 marzo 2012 12.43 -
Notizie
Di seguito il testo del documento
La modifica del Titolo V della Costituzione
Italiana ha definitivamente conferito alle Regioni le competenze in
ambito organizzativo sanitario con uno sviluppo di diversi modelli
assistenziali sia a livello territoriale che ospedaliero nell’ambito del
territorio nazionale.
Pur rimanendo in capo alla legislazione
statale le norme per la formazione e l’attribuzione di funzioni e
competenze delle diverse figure professionali, i nuovi modelli
organizzativi rischiano di condizionare profondamente i ruoli
professionali e i modelli di relazione preesistenti in assenza di una
chiara definizione dei primi e, conseguentemente, dei secondi.
Premesso quanto sopra occorre, attraverso strumenti legislativi in capo
allo Stato, riaffermare il ruolo del medico quale unico responsabile
della diagnosi e terapia dei pazienti e dei processi gestionali che
sottendono alle cure, sia nell’ambito ospedaliero che territoriale.
Va pertanto proposta una riflessione circa il ruolo e l’autorevolezza di
colui che esercita un atto medico, sia nell’ambito del lavoro di equipe
che nel confronto tra attori delle diverse aree sanitarie.
Il ruolo e
la conseguente autorevolezza del medico sono al momento confuse:
infatti, mentre le conseguenze dell’atto medico sia in sede civilistica
che penale anche nel lavoro in gruppo appaiono chiaramente in carico
alla responsabilità medica, è meno evidente il ruolo e la conseguente
responsabilità nella gestione e governance dell'organizzazione del
servizio e anche dei modelli di relazione.
Diviene pertanto premessa
indispensabile sia nell’ambito del riordino delle Cure Primarie, sia
rispetto ai processi di integrazione Ospedale-Territorio, chiarire
legislativamente i rapporti e le relazioni in ordine alla responsabilità
e alla governance dei processi in presenza di figure professionali
diverse quando queste operano con mandati di opera professionale sullo
stesso obiettivo di salute, soprattutto alla luce della evoluzione dell’
assetto formativo e del ruolo delle professioni sanitarie non mediche
determinatesi negli ultimi anni.
Il ruolo e la responsabilità nella
gestione e governance di progetti complessi di integrazione
Ospedale-Territorio, vanno chiariti in sede legislativa, anche in merito
ad una valorizzazione confrontabile del ruolo connesso al mandato di
opera professionale sia clinico che gestionale in capo ai professionisti
medici (ospedalieri e territoriali), indipendentemente dalla loro
condizione contrattuale (dipendenza o convenzionamento), allo scopo di
rendere necessariamente dialoganti per le competenze di cogestione
organizzativa gli ambiti contrattuali ai vari livelli nazionali,
regionali e aziendali.
I provvedimenti legislativi e/o contrattuali
dovranno, infatti, tenere conto di una valorizzazione del ruolo del
singolo professionista, legando il coordinamento, a parità di ruolo,
all’ambito in cui si esplicita la funzione del mandato professionale e
alla provenienza delle risorse impegnate (Ospedale o Territorio).
Il
confronto in atto al tavolo tecnico del Ministero della Salute dovrà
essere esteso anche a livello della contrattazione nazionale e
periferica, attraverso l’istituzionalizzazione di tavoli tecnici
regionali ed interaziendali, al fine di garantire che gli indirizzi
“centrali” siano condivisi, anche a livello periferico, pur nel rispetto
delle autonomie regionali.
Il confronto tra Ospedale e Territorio su
tematiche che interessano l’integrazione sia nella fase di pre-ricovero
(vedi codici bianchi in PS o tempi medi di attesa per le prestazioni
ambulatoriali), sia in fase di dimissione (vedi farmaceutica, assistenza
domiciliare, implementazione di DRG per pazienti cronici, ecc.), deve
realizzarsi attraverso il dialogo all’interno dei suddetti tavoli
tecnici.
In tale contesto l’ambito delle Cure Primarie necessita di
un adeguato sviluppo affinché possa espletare a pieno e con maggior
efficacia il proprio ruolo nell’assistenza sanitaria e sociale rivolta a
tutti gli individui. I medici convenzionati svolgono il loro ruolo
attraverso la presa in carico ed il governo clinico, a garanzia
dell’assistenza sanitaria di base, della continuità delle cure ed
integrandosi con il livello specialistico di riferimento.
A tal fine
ed affinché le Cure Primarie possano costituire un sistema unitario ed
integrato nei confronti dei bisogni sanitari del cittadino e nell’ambito
del SSN, è necessario sviluppare il livello organizzativo dei medici
convenzionati e prevedere il loro coordinamento professionale.
A
fronte di una accresciuta domanda di salute e del progressivo
trasferimento di processi di cure dall’Ospedale al Territorio, la
sostenibilità complessiva del SSN necessita di una ulteriore
implementazione del Sistema delle Cure Primarie, attraverso lo sviluppo
della governance da una parte e dei livelli organizzativi dall’altra. I
medici (MMG, PLS, Specialisti ambulatoriali) rafforzano il loro ruolo
grazie all’integrazione tra loro e con il setting ospedaliero,
concorrono alla definizione e realizzazione dei percorsi assistenziali,
garantiscono la continuità dell’ assistenza superando l’attuale
frammentazione di interventi in ambiti diversi. In questo contesto deve
essere previsto il superamento dell’attività singola del professionista
sostituendola con l’inserimento in una effettiva organizzazione
funzionale e professionale.
Per rendere possibile e realizzabile il
cambiamento auspicato, a parere delle OO.SS. firmatarie del presente
documento, è indispensabile confermare il lavoro svolto per le modifiche
dell’articolo 8 comma 1 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.
502, e successive modificazioni, già all’attenzione del Ministero e
delle Regioni, che pone le basi per alcuni punti essenziali alla
capacità di aumento della ricezione assistenziale del Territorio, anche
in chiave di premessa ai processi di integrazione Ospedale-Territorio.
In particolare, quanto definito per:
• l’aumento della capacità organizzativa,
attraverso lo sviluppo del lavoro in gruppo rispetto a quello in solo;
• la ristrutturazione del compenso, con la
separazione del compenso legato al ruolo professionale da quello per
l’investimento nei fattori di produzione necessari all'assistenza;
• l’evoluzione verso ruolo unico e accesso
unico alle funzioni della medicina generale, e quindi il superamento
dell'attuale separazione delle funzioni (assistenza primaria, continuità
assistenziale, medicina dei servizi).
• Il coordinamento operativo e l’integrazione
fra l’attività dei Medici di Medicina Generale in tutte le loro
funzioni, dei Pediatri di Famiglia e degli Specialisti ambulatoriali.
Alla luce delle considerazioni su esposte
riguardo al riordino delle Cure Primarie e alla integrazione
Ospedale-Territorio è necessario prevedere, in coerenza con la
valorizzazione del ruolo giuridico del medico convenzionato, la
definizione della sua necessaria partecipazione a livello aziendale e
distrettuale agli atti di programmazione, coordinamento e verifica delle
attività proprie del territorio e di quelle integrate Ospedale-
Territorio.
Il Sistema di Emergenza ed Urgenza
deve rappresentare la “terza gamba” della sanità italiana, ovvero la
“cerniera” tra ospedale e territorio. Il modello organizzativo proposto
è l’attivazione di un dipartimento di emergenza che comprende: il 118
(centrale Operativa e Unità Mobile di Soccorso), il Pronto Soccorso
(PS), i Punti di Primo Intervento (PPI), la Breve Osservazione (OBI) e
la Medicina di Urgenza.
In particolare occorre implementare una Rete
di Emergenza secondo un modello HUB & SPOKE, il Pronto Soccorso deve
prevedere una gestione multidisciplinare dei percorsi clinici
prestabiliti con permanenza dei pazienti, non destinati all’OBI, entro
un periodo non superiore a 6 ore (fasi di stabilizzazione, primo
inquadramento diagnostico-terapeutico, avvio percorso assistenziale),
viceversa la permanenza in OBI e/o Medicina di Urgenza non deve superare
le 72 ore nell’80% dei casi con livello di intensità di cure di tipo
medio-alto.
In questo contesto il medico dell’emergenza
urgenza dovrà farsi carico di seguire il percorso assistenziale del
paziente dalla richiesta di soccorso, alla stabilizzazione, al primo
inquadramento diagnostico, al trattamento dell’emergenza, fino al
ricovero nella struttura sanitaria più appropriata. La continuità
dell'assistenza tra fase preospedaliera e fase intraospedaliera del
paziente critico impone tre esigenze: evitare la “demedicalizzazione”
del territorio assicurando che l’Unità Mobile di Soccorso Avanzato (ALS)
preveda nel team sempre la presenza del medico, garantire una univocità
di ruolo giuridico e contrattuale dei medici operanti nei servizi di
emergenza e per il governo delle fasi di transizione definire meccanismi
di equiparazione legislativa di ruoli giuridici e contrattuali,
attualmente diversi, funzionali alla realizzazione del modello
organizzativo proposto a livello regionale, promuovere soluzioni
organizzative che favoriscano l’impiego dei medici a rotazione in tutti
i servizi del dipartimento.
Formazione: occorre ribadire il
principio che rimangono in capo alla legislazione statale ed al livello
nazionale di contrattazione le norme per la formazione e la conseguente
attribuzione di funzioni e competenze delle diverse figure
professionali, al fine di definire in maniera funzionale i ruoli
operativi specifici nell’ambito dell’integrazione professionale senza
determinare sovrapposizioni, concorrenzialità o utilizzo in funzioni
improprie.
Per il medico occorre rivedere il percorso formativo per
facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani medici
attraverso il completamento del percorso di studio nelle strutture
sanitarie ospedaliere e territoriali, comprese le forme organizzative
evolute della medicina generale e della pediatria di famiglia, ad
integrazione e perfezionamento del percorso universitario.
In tale
ottica si rende possibile una riduzione della durata dei corsi di
specializzazione (uniformità alle norme europee) e di formazione
specifica (omogeneizzazione dell’offerta formativa post laurea), in modo
da mettere a disposizione più rapidamente risorse professionali
necessarie alla sostenibilità del sistema.
Per favorire lo sviluppo
dei percorsi assistenziali ospedale-territorio occorre garantire la
formazione continua dei medici anche attraverso processi formativi
integrati che prevedano la partecipazione dei medici dipendenti e dei
medici convenzionati. Gli indirizzi regionali e i conseguenti bisogni
professionali rappresentati nei tavoli tecnici periferici, prevederanno
la definizione del percorso formativo regionale e/o aziendale su
tematiche di comune interesse come la farmaceutica, l’assistenza
domiciliare, la continuità delle cure, etc.
FIRMATO
Riccardo Cassi Giacomo Milillo Giuseppe Mele
Roberto Lala