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Lettera di Giacomo Milillo agli iscritti Fimmg - 27 gennaio 2009

fimmg.org

Carissimi,
la firma del preaccordo ha ormai compiuto il mese di vita, un risultato importante raggiunto dopo una trattativa dura ed estenuante che però non ha ancora avuto pieno riconoscimento istituzionale, poiché siamo in attesa che il Governo approvi l’atto di indirizzo del Comitato di Settore, passaggio obbligato per partire con la fase attuativa di quanto concordato.

I Ministeri interessati intanto hanno già dato luce verde, l’atto formale ci auguriamo arrivi entro qualche giorno.

È questa la ragione del nostro silenzio delle ultime settimane, che ci hanno visti impegnati anche su altri fronti.

Come ormai tradizione nella nostra storia sindacale ha preso corpo e sta montando nel nostro mondo il coro dei critici, a volte costruttivi, a volte irriducibili:
"Muore il medico di famiglia, la sacralità del rapporto fiduciario è irrimediabilmente compromessa, al nastro di partenza i grupponi che segneranno la fine della medicina generale, aumenta la burocrazia a scapito della clinica! di soldi non ce n’è, i compiti sono terribilmente aumentati".

Niente di nuovo sotto il sole, sono affermazioni già sentite negli ultimi anni, che, se meritano la nostra attenzione quando a sostenerle sono colleghi in periferia ai quali occorre dare maggiori informazioni, un qualche fastidio ce lo danno quando a sostenerle sono compagni di strada, a volte dirigenti di quegli stessi sindacati medici che hanno condiviso al tavolo delle trattative e fino all’ultimo giorno le nostre prese di posizione e le soluzioni portate avanti dalla nostra federazione.

Ci sono tipologie "classiche": quelli che "ho firmato ma non sono d’accordo", quelli che "alla fine era il massimo che si poteva ottenere", quelli che per coerenza "firmo l’accordo anche se non sono d’accordo".

È il nostro mondo, lo conosciamo ma dobbiamo andare avanti consapevoli di avere la responsabilità delle decine di migliaia di medici di medicina generale che ci considerano persone serie, propositive e non arruffapopoli alla ricerca di facili consensi.

Ricordo che identico allarme e medesime argomentazioni circolarono per qualche mese nel mio Piemonte dopo l’accordo regionale del 1996 che introduceva per la prima volta in Italia la Medicina in associazione semplice. Proprio così: medicina in associazione semplice.

Sono passati 13 anni, ma il messaggio fondamentale che traspariva allora è lo stesso che si sente anche oggi: la Fimmg sbaglia tutto, fa gli interessi della parte pubblica e non dei medici, date le dimissioni dalla Fimmg ed iscrivetevi al nostro sindacato, vedrete che successo!

Inutile commentare tutte queste affermazioni: è chiara la loro assoluta infondatezza e strumentalità, sono certo che non valga la pena ribatterle nel merito. Rimando tutti alla lettera inviatavi subito dopo la firma del 23 dicembre scorso.

Nelle prime assemblee di iscritti in cui è stato presentato e ben spiegato il testo del pre-accordo, i consensi al nostro lavoro non sono mancati.

C’è ancora bisogno di approfondire i temi portanti di quella che sarà la strada del cambiamento.

Il 7 febbraio terremo a Roma il Consiglio nazionale: in quella sede saranno forniti a tutti i Segretari provinciali gli strumenti e i documenti per poter analizzare spiegare agli iscritti il contenuto del preaccordo.

Metteremo a disposizione dei nostri dirigenti periferici anche i testi originari proposti dalla SISAC in fase d’avvio della trattativa.

E qui il nostro massimo organo rappresentativo avrà l’opportunità di giudicare e di apprezzare, ne siamo certi, il lavoro svolto dalla delegazione trattante per riuscire ad ottenere un testo che, pur aprendo al cambiamento, metta i medici in una condizione di massima tutela e consolidamento dei traguardi raggiunti nelle convenzioni precedenti, sia in termini di organizzazione, sia in termini di reddito, sia in termini di garanzie previdenziali.

La nostra storia, dai tempi della scelta tra quota capitaria e notula, è sempre stata caratterizzata dalla capacità di innovare per garantire e migliorare le condizioni della categoria.

Abbiamo sempre dimostrato di saperci assumere la responsabilità di indicare la strada di un cambiamento che tutelasse più della illusoria quiete dell’immobilismo.

Non ripaga, comunque, il constatare che a distanza di tempo gli stessi che li avevano accolti come destabilizzanti oggi rivendichino l’intangibilità degli istituti allora introdotti.

Sarebbe servita e servirebbe un briciolo in più di lungimiranza ed onestà concettuale.

Fiduciosi che il lavoro del Consiglio nazionale raggiunga il maggior numero possibile di iscritti, invitiamo tutti a leggere con attenzione, anche critica, il testo del preaccordo.

L’onda emotiva, strumentalmente alimentata da chi ha come unico interesse il nostro indebolimento, non ci preoccupa.

Continuiamo per la nostra strada impegnati a condividere con serenità, trasparenza e nessuna pretesa egemonica con tutte le altre associazioni sindacali il percorso di rinnovamento appena iniziato.

A presto
Giacomo Milillo
 
 

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