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Liberalizzazioni, sui generici passa la modifica che piace ai medici
 

 Liberalizzazioni, sui generici passa la modifica che piace ai medici

I medici non sono più obbligati a scrivere sulla ricetta che il farmaco prescritto può essere eventualmente sostituito con un'alternativa equivalente. Dall'articolo 11 del decreto liberalizzazioni, attualmente all'esame del Senato per il primo sì parlamentare, è infatti sparito il passaggio che nelle settimane scorse aveva sollevato forte risentimento tra i medici di famiglia. Resta il richiamo ai prescrittori perché rammentino ai pazienti il risparmio che talvolta si può ottenere grazie ai generici, ma è un'indicazione che rimane sul piano esclusivamente verbale.
Difficile che il provvedimento subisca ritocchi nel corso dell'iter parlamentare (mentre scriviamo si parla di una probabile fiducia da parte del Governo) e allora i commenti delle sigle di categoria possono contare su un sufficiente margine di certezza. «Il nuovo testo rappresenta certamente un passo avanti» è l'opinione di Giacomo Milillo, segretario nazionale della Fimmg «ritroviamo l'impegno assunto nei giorni scorsi dal ministro Balduzzi di venire incontro alle nostre richieste. Positivo anche il fatto che nel comma sia ulteriormente rafforzato il principio secondo il quale la sostituzione è possibile solo se c'è l'assenso del paziente, mentre in caso contrario va dato il prodotto prescritto».
Soddisfazione anche in casa Snami: «È una nostra vittoria» dice il presidente del sindacato, Angelo Testa «viene messo da parte un obbligo che avrebbe solo arrecato inutili fastidi ai cittadini».
Commenti positivi anche a un'altra novità dell'articolo 11, quella che demanda all'Aifa la valutazione di confezioni ottimali o monodose «in funzione delle patologie da trattare». «Non credo che siano molte le patologie per le quali servirebbero confezioni su misura» è il parere di Milillo «ma tornare periodicamente sull'argomento per una verifica della situazione non fa mail male». «Da tempo chiediamo le confezioni monodose» dice Testa «o in alternativa che sia consentito al farmacista di riconfezionare in base alla necessità terapeutica del momento».

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